L' IA sta rivoluzionando, nel bene e nel male, tantissimi mestieri e soprattutto tantissimi metodi di lavorare: mesi fa, in tempi non sospetti, mi ero già schierato apertamente sul come non fosse possibile considerare una immagine sintetica (interamente o più che parzialmente generata dal nulla) una fotografia e di come non bisognasse far confusione tra immagini create finalità commerciali e fotografie fatte con intento di documentazione. Artisti digitali, creatori e grafici fanno benissimo ad utilizzare nuovi strumenti che possono sconvolgere completamente i propri risultati; un fotografo, nel vero senso del termine, non ne ha bisogno.
Sigrid - 2024 | Ritratto in studio - versione finale |
Il contenuto delle mie immagini, ritratti o storie che siano, è qualcosa che sento di dover far da solo, senza contaminazioni esterne (anche perchè, sulla natura e sull'origine dei contenuti generati da una IA siamo ancora in alto mare in quanto a legislazione/diritti etc.).
C'è tuttavia uno strumento che ho iniziato a sfruttare abbastanza di frequente in quanto, pur appoggiandosi ad un processo basato su IA, non ritengo essere in contrasto con i miei principi, rivelandosi solo un valido aiuto. D'altronde sarebbe un problema semplicissimo da aggirare in maniera tradizionale (basterebbe avere qualche metro-quadrato in più di spazio a disposizione) ma purtroppo lo spazio è davvero oro quando si parla di dimensioni degli ambienti e pertanto ho decretato, in piena coscienza che l'uso di questo strumento basato su IA, nel mio lavoro, è assolutamente legittimo poichè non altera in alcun modo né l'esperienza di scatto vero e propria né intacca le mie qualità di fotografo.
Di cosa sto parlando? Ma ovviamente del semplice CROP ma utilizzato al contrario, ossia la possibilità di espandere leggermente il frame e guadagnare qualche cm di fondale per permettere una rotazione migliore dell'immagine e o per dare un po' di aria in più al nostro soggetto.
Non sempre è possibile avere lo spazio sufficiente per fare qualche passo indietro; non sempre in fase di revisione, la foto migliore è quella composta con maggior attenzione. Mi capita spesso di avere decine di foto simili ma differenti per piccolissimi spostamenti del soggetto e il poter guadagnare qualche mm di margine, a posteriori, mi agevola tantissimo il lavoro.
Con un paio di metri in più o un fondale un po' più ampio non ci sarebbe bisogno di nulla di tutto ciò ma non sempre queste condizioni si verificano o possono essere poste, pertanto non disdegno questo piccolo aiuto tecnologico.
Soprattutto con i fondali da “portrait” spesso proprio a misura strettamente necessaria, poter contare su un po' di margine in più è molto molto comodo.
Estendere un fondale monocolore non è certo una enorme difficoltà, però il modo in cui questo strumento lo fa è assolutamente credibile e "intelligente" poichè tiene conto della luce e delle texture presenti nel campione di origine pertanto l'estensione risulta completamente credibile ed invisibile.
Ecco lo scatto originale dopo aver sistemato i margini dello sfondo ed una leggera rotazione |
Utilizzarlo è semplicissimo: nella funzione di ritaglio di Photoshop è presente la spunta per il riempimento degli spazi vuoti che si creano ad esempio dopo una rotazione dell'immagine attiva.
E' una combinazione tra "Ritaglio & Riempi in base al contenuto" (una unzione IA di Photoshop) che permette quindi di estendere il fondale: funziona solo su livelli immagine.
A volte, se il margine è davvero minimo, c'è bisogno di qualche ulteriore intervento manuale ma, tutto sommato è uno strumento davvero utilissimo e che lavora in maniera efficace.
Tutto qui? Uno spreco di risorse e tempo? Limitativo? Non credo, o per lo meno non lo è per me. Ogni fotografia che decido di scattare, selezionare, finalizzare contiene in essa tutto il processo creativo attivatosi dal primo momento. Anche il tempo che dedico a post-produrre singolarmente i miei ritratti è un valore aggiunto che decido di dare al mio lavoro: non mi interessa rendere questi processi una catena di montaggio automatizzata ma al contrario mi piace considerarlo un lavoro quasi "artigianale" eseguito con approccio diverso di volta in volta: è la mia personalissima maniera di vivere il mio lavoro e pertanto non ho alcuna pretesa di farne un dogma, nella maniera più assoluta.
Chi però si affida alle mie cure è consapevole che avrà un risultato di questo tipo, con molta attenzione da parte mia per quanto realizzato assieme.
Molto carina la modella, mi piacerebbe vedere più suoi ritratti nel tuo sito
RispondiEliminaBellissima modella complimenti
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