Ieri sera, in occasione della partita della nazionale (che ammetto essere l'unico momento in cui il mio cervello concepisce guardare del calcio in tv) a casa di un caro amico e appassionato fotografo, ho avuto occasione di visionare alcuni documentari video girati da Sky: brevi monografie di famosi rappresentanti della fotografia italiana.
Quello che ha suscitato in me più perplessità è stato quello relativo ad uno dei più noti, se non il più noto, fotografo matrimonialista partenopeo, venerato come una divinità da mezza città, quasi come se il matrimonio stesso non fosse valido senza la sua "firma"
Ora non ci sarebbe nulla di male se fama e gloria conquistate sul campo elevassero il professionista (o l'artista come viene indicato più volte) a ruolo di migliore dei migliori. Ma quello che traspare e, pare accade davvero, è che questo ruolo trascende il dovuto e raggiunge uno status di "deus ex machina" che si muove indisturbato ovunque, urla, sbraita, sposta interi arredi per avere la luce desiderata, tenendo in ostaggio parenti ed amici che pendono dalle sue labbra. E questo per tutta la durata della giornata. " Invadente" è un eufemismo fuori luogo.
Tutto questo mi ha fatto riflettere su cosa i miei clienti mi richiedono ed, in generale, che cosa vogliono le giovani coppie dalla nuova generazione di fotografI di matrimonio nell A.D. 2014. E tra questi modi di fare c'è non un abisso, ma qualche intero sistema solare. La domanda successiva quindi e' se davvero giusto fare del giorno più importante di due persone il proprio set fotografico, questa sorta di teatrino grottesco in cui la sposa diventa oggetto, lo sposo quasi una comparsa.
La differenza geografica tra i due tipo di approcci alla fotografia è impressionante. Da una parte si cerca l'invisibilità, la minor presenza possibile, il rispetto della situazione, dei tempi stabiliti: il minor intralcio possibile e la miglior copertura dell'imprevisto. Dall'altra, in pratica, più che il giorno degli sposi sembra essere il giorno del fotografo: non si muove una foglia se non l'ha deciso lui.
Badate che tutto questo non ha nulla a che vedere con la qualità delle foto realizzate che, assolutamente, sarebbero meritevoli (e probabilmente lo sono state) delle più famose riviste di moda. E' un ragionamento proprio sull'approccio al matrimonio.
Ricordo ancora come un incubo quando, vivendo a Matera, ogni tanto perveniva il fatidico "invito"ad un matrimonio. Già come invitato era una mezza agonia.
Non riesco davvero ad immaginare lo stress di una coppia tartassata e sballottata tutto il giorno di qua e di la con uno stuolo di assistenti onnipresenti.
Per non parlare della cerimonia in cui l'altare è preso di assedio, flash, luci, giraffe... insomma un vero putiferio che nessun parroco locale consentirebbe neanche lontanamente.
Da sposo non riuscirei a sopportare una cosa del genere più di 5 minuti. Da fotografo trovo incomprensibile come in una giornata del genere ci si possa presentare vestiti come un pescatore e dettar legge.
Ma probabilmente è solo perchè io non vivo più il matrimonio come lo si vive in alcuni posti, in cui è il momento della rivincita sociale, è il momento in cui hai tutti gli occhi del quartiere posati su di te, il momento magico che non si vivrà mai più e quindi tutto deve essere concesso in quel giorno. Anche l'impossibile.
Se penso a come una brava Wedding Planner imposta il proprio lavoro e come di conseguenza possa vivere una situazione del genere, riesco solo ad immaginare una colossale rissa :))
Nonostante tutto è fondamentale una sua affermazione: "la gente che viene da me non vuole fotografie che possono fare tutti" (e su questo non ci piove perchè credo a nessun altro sarebbero concesse tali libertà sul campo) per capire come si colloca il suo approccio al lavoro di fotografo.
E voi? che ne pensate? Preferite un racconto discreto della vostra giornata con il giusto spazio alla bellezza e al momento di coppia o un approccio diametralmente opposto?
Giusto per curiosità sono andato un pò a vedere cosa si dice in giro su questo "personaggio" e ovviamente i commenti sono molto contrastanti: esaltazione e tifoseria da stadio da alcune parti, grossa delusione da altre, perchè come spesso accade la passione è morta ed è rimasto solo il mestiere, che viene affidato a stuoli di "garzoni" relegando il proprio compito ad una comparsa saltuaria. Insomma, amore ed odio per quello che in tutti i casi resta una vera e propria istituzione per cui generazioni di napoletani sono pronte a fare carte false pur di avere i suoi servigi.
ho visto anche io quel documentario qualche settimana fa e mi aveva veramente spiazzato... quando fotografa sull'altare andando sopra al prete mi sono detto: ma come è possibile? come fanno a farglielo fare? e la povera sposa alla fine era distrutta... altro che giorno più bello della sua vita...
RispondiEliminaPersonalmente sono assolutamente d'accordo con il tuo approccio: essere il meno invadente possibile, essere quasi invisibile. Quel giorno è il loro giorno speciale, non il mio ;)