Fotografia e moda sono un binomio indissolubile? No. Non lo erano in passato e probabilmente smetteranno di esserlo a breve. E’ innegabile che la fotografia si sia legata al mondo patinato della moda in maniera duratura e quasi inscindibile per oltre mezzo secolo ma non è stato sempre così. E se non mi credete dovreste recarvi a fare l’interessante tour proposto dalla Fondazione Magnani Rocca (PR), un viaggio nell’immagine pubblicitaria della moda italiana dagli anni ‘50 all’inizio del nuovo millennio.
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| La Villa vista dal parco |
Per chi non conoscesse la “villa dei capolavori”, consiglio di dare un occhio al sito ufficiale; sita a pochi km da Parma, tra Traversetolo e Pilastro, la Villa e il suo meraviglioso parco costituiscono uno spazio di raffinata eleganza che ha ospitato innumerevoli ed importanti mostre temporanee in affiancamento alla collezione permanente (è possibile pagare l’ingresso ridotto per il solo parco per piacevoli passeggiate in compagnia dei pavoni presenti nel parco in libertà).
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| Una delle sale della collezione permanente |
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| I pavoni che abitano il bellissimo esterno della villa |
La cosa che mi ha maggiormente colpito dell’esposizione MODA e Pubblicità in Italia dal 1950 al 2000, oltre la qualità della proposta stessa e del percorso visuale creato per il visitatore, è stata l’iconografia utilizzata per la comunicazione in tempi che, normalmente, si tende a considerare pudici e conservatori. Una contrapposizione potentissima tra le classiche frasi di genitori e nonni “ai miei tempi una cosa così era impensabile” e l’esposizione potentissima che si para dinanzi al nostro sguardo.
Quante volte si accusa l’attuale fashion-system di strumentalizzare eccessivamente il corpo della donna, di sfruttare la sessualità e la sensualità per veicolare “appetito” commerciale; forse le vecchie generazioni hanno dimenticato ma non è che una volta ci andassero tanto leggeri, anzi!
Alcune locandine (tutte bellissime, vere opere d’arte) realizzate a mano sono un vero tuffo nella sensualità (jeans aderentissimi, glutei in primo piano che dolcemente fanno capolino, parti intime maschili e femminili prive di censure e in generale un approccio molto libero al corpo umano, all’imperfezione estetica, al rinnego della censura…) e lanciano messaggi chiari su libertà, emancipazione propri del periodo di cambiamento del dopoguerra e del risveglio economico di quegli anni, precedendo di parecchio gli eccessi visivi, le provocazioni che saranno propri della fotografia di moda dei decenni successivi. In un paio di occasioni sono rimasto davvero sorpreso (per non dire shock-ato) dinanzi all’impatto e alla modernità di immagini che provengono da metà del secolo scorso ma che sembrano scaturite dalla mente di un odierno pubblicitario, semplicemente solo realizzate con mezzi differenti.
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| La parte finale è quella più "fotografica" con opere di grandi autori come Gastel, Barbieri, Toscani |
L’uso del colore, dei grafismi, delle fisicità dei soggetti, della contrapposizione di stereotipi tipici (eleganza maschile, sensualità femminile), mescolati con sapienza e a tratti anche invertiti creano un messaggio completamente diverso rispetto a quello che l’immaginario collettivo (o almeno il mio) ha dell’arco di tempo coperto da questa interessantissima esposizione che offre oltre 300 pezzi originali tra poster, manifesti e riviste.
Il mio breve viaggio in questo 50ennio pubblicitario, di storia e costume del nostro Paese, mi lascia quindi con questa presa di coscienza: quanto potente ed evoluta fosse già l’immagine pubblicitaria di 70 anni fa e di quanto lo fosse indipendentemente dalla tecnica utilizzata (disegno, collage, fotografia, fotomontaggio).
Con l’arrivo della CG e la possibilità di creare immagini complesse con pochi click, come permesso dalle nuove tecnologie generative basate su AI, assisteremo probabilmente presto ad una nuova fase dell’immagine pubblicitaria (fenomeno già in atto). Da questo punto di vista sarà interessante vederne gli sviluppi.
Come sempre il passato ci aiuta a comprendere meglio il futuro.
Consiglio vivamente un giro alla mostra (qui tutte le info) e anche l’acquisto del bellissimo catalogo della stessa per poter poi fruire in maniera molto più slow e ragionata delle migliaia di informazioni recepite.









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