Decidere di farsi fare un ritratto, di regalarsi questa esperienza (o regalarla a qualcuno) è un’ottima idea. Non lo dico solo in quanto è la “merce” che vendo, ne ho proprio una profonda convinzione.
Chi pensa che mettersi davanti ad un obiettivo sia un passo da fare solo per vanagloria personale, per soddisfare un ego bisognoso di attenzione o per un uso strettamente lavorativo è abbastanza fuori strada (o comunque ha una visione limitata delle finalità): la decisione di volersi mettere “in gioco” in una sessione di ritratto può avere necessità e scopi completamente differenti da quelli elencati.
Come accade per molti aspetti della nostra vita e della nostra quotidianità, si tende a dare attenzione solo al risultato, alla qualità del prodotto finale mentre si perde di vista tutto quello che succede nel mezzo. Come è che si dice? “Non è importante la meta ma il viaggio”. Direi che è abbastanza calzante con quello che voglio raccontarvi oggi.
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Clarissa, 2024 - Prima volta in posa per dei ritratti |
Innanzi tutto voglio dirvi che l’esperienza del ritratto è proprio per tutti, nessuno escluso. I motivi elencati poco sopra sono infatti solo alcuni per i quali può nascere questa necessità e ci tengo inoltre anche a sottolineare che non bisogna confondere il concetto di “ritratto” con quello di “foto ben fatta”: è una associazione troppo riduttiva e fuorviante, anche perché, artisticamente parlando, la qualità non coincide quasi mai con i comuni canoni di valutazione.
Di foto ben fatte ne è ormai pieno il mondo; abbiamo tutti decine di amici e amiche appassionati e capaci di realizzare buone immagini, nitide, precise, chirurgiche. La tecnologia ha ormai colmato qualsiasi lacuna tecnica che in passato era una capacità propria del fotografo, pertanto non è su questo che voglio spostare l’attenzione e non è su questi aspetti che si può basare la qualità del lavoro di chi ha deciso di dedicarsi al ritratto fotografico.
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Lisa. 2023 - Si mette in gioco dopo un periodo di forti cambiamenti |
Ma allora di cosa sto parlando? Bhe, considerando la premessa fatta, mi pare abbastanza ovvio che stia parlando dell’esperienza nel suo complesso. Qualsiasi sarà lo scopo del ritratto, il percorso che faremo assieme sarà un piccolo viaggio che non si limiterà al momento in cui ci troveremo nello stesso ambiente nei rispettivi ruoli. Sin dai primi scambi di battute, chat e messaggi, dal tempo che dedicheremo alla scelta dell’abbigliamento e del look in generale, insomma nello stabilire i vari dettagli del progetto, inizierà a venir fuori un “ritratto” che sarà nostro e di nessun altro. Non è qualcosa che riguarda quindi solo la foto che ti farò, ma tutto il percorso che faremo assieme per arrivare al risultato che infine concluderà l’intera esperienza e darà vita al risultato finale che ti mostrerò orgogliosamente.
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Cristina, 2024 - Torna dietro l'obiettivo dopo diversi anni |
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Chiara, 2024 - La sua prima volta |
Non c’è nessun motivo reale per negarsi a tale esperienza in quanto è un momento in cui si migliora anche la consapevolezza di se stessi, si impara a vedersi da altri punti di vista e ci si relazione in modo diverso dal solito diventando il centro di attenzione. E’ vero che A. Warhol prevedeva (già nel lontano 1968) che tutti, nel futuro, avrebbero voluto i loro 15minuti di notorietà (e i Social Networks sono l’incarnazione perfetta di questa visione) ma quello di cui sto parlando è qualcosa di completamente differente: è un invito a prendersi un momento per sé stessi, fare un’esperienza che non deve avere come fine la gloria o la visibilità globale.
Non è scritto da nessuna parte che le proprie foto si debbano pubblicare e condividere con il mondo. Non è un obbligo. Non è una necessità. Si può decidere di non farlo, o forse non fate più qualcosa per voi per il solo piacere di averlo fatto?
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Monica, 2022 - Un regalo molto gradito da parte della propria nuora |
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Eva, 2022 - Regalo di un figlio alla madre |
Un ritratto può raccontare un determinato momento della propria vita, sottolineare un risultato importante in carriera, essere un semplice capriccio, un momento di introspezione o rappresentare qualcosa di più, come la necessità di mettersi in gioco con il con il proprio corpo o scoprire aspetti inediti della propria personalità.
E’ davvero molto comune trarre benefici personali in maniera del tutto inaspettata a seguito di una sessione di ritratto svolta, condotta e conclusa in una certa maniera, guidati dall’esperienza e dalle capacità del ritrattista. Nel mio caso, me.
Provare per credere.
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Bellissimo articolo! Uno dei motivi per il quale ho iniziato a scattare degli autoritratti è proprio perché avevo una bassissima autostima e facevo di tutto per nascondermi al momento delle foto di gruppo o le foto fatte durante le feste. Piano piano in una situazione controllata e "sicura" come quella degli autoritratti ho cominciato a prendere confidenza con l'obiettivo ed è migliorata la mia percezione di me. Fare o farsi fare dei ritratti dà davvero un bel boost alla propria autostima
RispondiEliminagrazie Anna per il tuo contributo
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