// Fake or Real ?

Che la post-produzione serva e sia addirittura fondamentale nel processo creativo che porta dal click al risultato finale (fotografia) è assodato. Non sarò certo io a dirvi che la foto deve "uscire bene" già dalla macchina e altre sciocchezze che spesso si leggono e odono in giro .
(ne parlo in maniera più approfondita nel mio libro, se vi interessa l'argomento).

Tuttavia, e sottolineo - tuttavia - , c'è una caratteristica che una fotografia non deve e non può perdere per continuare a considerarsi tale: il proprio rapporto di esistenza con il tempo.
Una fotografia perde il suo ruolo di documento nel momento in cui perde il proprio rapporto con il momento in cui è stata presa. 

 

Lecito o non lecito? Dipende dallo scopo

 



Il ragionamento è scaturito qualche giorno fa commentando le nuove opzioni di "Sostituzione Cielo" introdotte in Photoshop e già presenti in altri software concorrenti: sostuituire un cielo in maniera verosimile è ormai alla protata di tutti: ancora una volta, quella che era una competenza che prevedeva una certa capacità è stata sdoganata e resa "per tutti" (con i pro e contro del caso, ovviamente). Quel che invece non è per tutti è la sensibilità e la capacità di utilizzare queste opportunità in maniera consapevole.
Ciò che prima, insomma, era una necessità commerciale/comunicativa adesso è alla mercè di chiunque voglia abbellire i propri scatti, alla stregua di un vezzo estetico, perseguendo unicamente un fine visivo ma danneggiando, inesorabilmente, un aspetto importantissimo della fotografia, ossia quello documentaristico.

Ovviamente se non si vuole essere fotografi ma semplicemente creatori di immagini, storytellers o artisti digitali questo aspetto è del tutto trascurabile.
Dobbiamo distinguere quindi le fotografie realizzate con un intento di documentazione (fosse anche il solo semplice ricordo di un luogo) e le immagini che usano la tecnica forografica per raggiungere altri risultati. La fotografia può essere utilizzata come mezzo per creare qualcosa di più complesso mescolandosi anche con altre tecniche. Dedicarsi a questo tipo di arti è oviamente assolutamente lecito ma è bene, ed importante, stabilire e far capire a chi fruisce del media che cosa sta osservando.

Un paesaggio mozzafiato con un cielo inventato può essere un oggetto di arredo bellissimo e al contempo un obrobrio se realizzato con un intento di documentazione.

Tornando all'incipit del ragionamento, nel momento in cui si vanno ad unire due immagini distinte, lontane tra loro in termini temporali (e spesso anche spaziali) andiamo - di fatto - a distruggere il rapporto dell'immagine con il tempo: creiamo dunque un falso, un istante che non è mai esistito, insomma.
Se uno scatto lo converto in bianco e nero, lo schiariso, lo scurisco, lo modifico localmente nella definizione etc etc non ne sto alterando l'esistenza del contenuto: finchè lavoro su informazioni che esistono nella cattura che ho effettuato, non sto alterando l'esistenza del momento.
In termini comunicativi sto spostando l'attenzione dell'osservatore su un determinato aspetto del messaggio, modificando il codice del mio messaggio. Si potrebbe dire che stia dando un personale punto di vista di un fatto, ma non ne sto modificando il suo status di "fatto".


Nel momento in cui invece inserisco un cielo (per rimanere in tema) preso da un altro fotogramma, fosse anche da un altro mio stesso fotogramma dello stesso luogo, sto creando un momento che non è mai esistito e che molto probabilmente non si verificherà mai. Ed di conseguenza, una immagine di qualcosa che non è avvenuto non ha alcun valore di documento.
Se immaginiamo un racconto fotografico come un castello di carte è facile immaginare come sia facile sgretolare (dal punto di vista sempre del valore della documentazione) una intera produzione inseguendo un fine prettamente estetico o formale.
 


ritratto in studio con apporto di make up artist professionista


Ma allora questo discorso vale anche il ritratto, dove si interviene su tanti dettagli, o gli scatti in HDR, o altri tipi di fotografia che prevedono tecniche similari?
E' ovvio che in questo ragionamento ha un peso decisamente ingombrante l'etica dell'autore. Dinanzi ad una immagine fotografica finita è difficile capire molti retroscena: è l'autore stesso che deve saper porre i propri limiti e di conseguenza  comportarsi.

Il ritratto, per come è definito, è un tipo di fotografia creativa: è fiction,  e da subito tutte le opzioni sono a dispoizione dell'autore. Lo spazio e il tempo vengono definiti diversamente da come accade quando ci si  trova in situazioni al di fuori del nostro controllo. Già ad esempio creare all'interno di una sala posa mette l'autore al centro del processo creativo annullando le variabili della casualità del momento.
Posso rimuovere un inestetismo momentaneo? Posso rimuovere qualche capello fuori posto? Occhiaie, rughe etc? Personalmente non ci vedo alcun problema: sono problematiche che si sarebbero potute evitare o ridurre sul campo usando altri accorgimenti (un truccatore, un assistente in più etc) per cui agisco di conseguenza: in genere è il budget il discriminante per questo tipo di decisioni  (costa più un truccatore o qualche ora di ritocco? etc).
Se invece sono in Toscana e utilizzo un tramonto della Sicilia, bhe qualcosa che non va converrete che c'è.

Per quanto riguarda altre tecniche che prevedono fusioni di più scatti come ad esempio HDR si parla comunque di immagini riprese nello stesso momento a distanza di qualche millesimo di secondo: certo ci può essere qualche filo d'erba in una posizione diversa ma non credo proprio si possa definire  "falsità", piuttosto si sta descrivendo un momento un pò più ampio si sta condensando un arco temporale più lungo in un momento più "ristretto".
Poi ci sono moltissimi altri casi, tecniche, situazioni in cui non posso mettere becco perchè assolutamente lontane dal mio interesse e dalle mie competenze. 

In ogni caso, credo di aver reso l'idea di cosa volessi dire: la differenza tra fiction e realtà sta prorpio qui. Se l'immagine fotografica perde la sua connotazione temporale resta solo una immagine, bella o brutta che sia, funzionale o meno.
E' un momento che non è mai esistito, un fac-simile più o meno realistico, più o meno probabile ma pur sempre un falso. In tanti esultano all'arrivo di queste funzioni semplificate, io le accolto con un tiepido sospetto: la competenza nel saper fare qualcosa presuppone anche una maggior attenzione e consapevolezza. Rendere tutto troppo semplice non è mai una soluzione particolarmente buona a lungo termine.

In tutti i casi, come sempre l'ago della bilancia è l'autore degli scatto (o delle immagini) che deve avere ben in mente lo scopo del suo lavoro e agire di conseguenza.






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2 commenti:

  1. Molto discutibile, per non dire chiacchiere da quattro soldi

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  2. se argomentasse le sue affermazioni sarebbe più credibile, magari anche con nome e cognome

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