Siamo al 3 dicembre, inizio a tirare le somme di un 2024 davvero interessante e che, dal mio punto di vista, sarà ricordato come un anno di dedizione al death metal. Tendenzialmente non sono mai stato un fan del “grind”, del “brutal” o delle frange più estreme del genere, in quanto l’assalto frontale furioso ma privo di una struttura orecchiabile o assimilabile velocemente non mi “acchiappa”; allo stesso modo la ricerca spasmodica di originalità non è roba per tutti, pertanto si contano davvero sulle dita delle mani i gruppi che riescono a mescolare elementi di violenza, tecnica ed orecchiabilità che riescono a piacermi davvero.
Tra questi, assolutamente, ci sono gli Obscura, che avevo scioccamente trascurato fino ad un anno fa e che invece hanno risalito le mie preferenze assolute andandosi a piazzare molto, molto in alto: tutto è iniziato con il bellissimo "A Celebration 1 Live in Norh America" rilasciato a inizio anno, appunto, che mi ha spinto all’acquisto poi di tutta la discografia (sempre lodato sia Ebay) recuperando un buco clamoroso nella mia collezione e non solo. Sicuramente sono stati proprio gli Obscura la colonna (sonora) portante dei primi 6 mesi dell’anno.
Ma se già vi avevo parlato dell’hype per i due nuovi (splendidi) made in Italy sfornati da Hour of Penance (quest’anno ho completato – quasi – la discografia) e Fleshgod Apocalypse, non ho fatto altrettanto di altri due gruppi che mi hanno conquistato con il loro death tecnico e “raffinato”.
Sto parlando degli Ulcerate,
che in estate hanno sfornato quel capolavoro di “Cutting the troath
of God”, e che mi hanno aperto all’ascolto di un modo di fare
“death” che non avevo mai concepito: i fenomeni neozelandesi
sembrano quasi improvvisare, jazzare, rompere ogni schema creando una
atmosfere indescrivibili, baratri in abissi senza fine per un viaggio
in una dimensione oscura in cui tempo e spazio non esistono. Gli
Ulcerate creano, disegnano, distruggono architetture sonore con una
tecnica e una ferocia mai sperimentate prima: anche in questo caso
sono andato a recuperare un po' di lavori precedenti, tutti di
livello elevatissimo! Gruppo spaventoso, disco clamoroso.
Sulla scia dei
suddetti maestri non posso evitare di citare anche dei discepoli di
notevolissimo spessore, anzi, bravi a tal punto che il loro nuovo
(secondo) album è nella mia lista per la top (alta) di fine anno. I
Devenial Verdict, suonano un tech-prog-death metal (chiamatelo come
vi pare, è giusto per dare qualche indicazione sul tipo di sound)
che procede parallelamente a quello degli Ulcerate, prendendone
ispirazione ma modellandolo diversamente, soprattutto nella
conformazione dei brani che, in questo caso, una struttura la hanno.
"Blessing of Despair" di cui mi sono prontamente procurato una delle
prime 500 copie fisiche in CD, è un vero capolavoro.
Ma non è finita qui, perché proprio sul finire dell’anno, un altro gruppo ha attirato la mia attenzione, fautore di una variante ancora differente di death metal, molto vicina a quella proposta negli anni d’oro dagli Entombed di Left Hand Path e di Wolverine Blues: loro sono i Mother of Graves e il loro "The Periapt of Absence" è un serio candidato al best di fine anno assoluto. Anche in questo caso ho dovuto andare a pescare un po' nel passato e anche il precedente lavoro è un disco da 10 e lode.
Arrivo degli Opeth a parte, cui ho già dedicato un intero post, i giochi per questo 2024 sembravano conclusi ma dal cilindro della Transcending Obscurity (etichetta attivissima, la stessa dei Devenial Verdict) sono sbucati fuori, proprio in questi giorniI Ritual Fog con un disco. "But Merely Flesh", devastante: immaginate i primi Sepultura (pre Chaos AD) che tornano a suonare in chiave un po' più moderna e siete abbastanza vicini a immaginare alla proposta di questo gruppo, che terrò assolutamente d’occhio (sto valutando se acquistare proprio il supporto fisico CD del disco o limitarmi al solo digitale…).
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