// E la strada?


C'è un pensiero fisso che mi sta tormentando da un pò: cosa succederà alla fotografia di strada?




In questo particolare periodo della mia vita, sia sociale che lavorativa, ho adottato una sorta di "quarantena fotografica": piuttosto che fare una "full-immersion" a base di nozioni, corsi, dirette tenute da altri (sicuramente utili ed interessanti in molti casi) ho invece cercato di distaccare il mio sguardo e guardare altrove per trovare nuovi stimoli.
Ed è in questo quadro che rientrano tutta una serie di ragionamenti che sono piombati, come macigni, sulla mia testa.
Non è un mistero che la fotografia di strada ricopra una grossa della mia produzione personale: è una fotografia distensiva, educativa, riflessiva che mi permette di essere in contatto con la quotidianità e con i comportamenti umani più basilari.

Ma ora, che tutto sta cambiando, che tutti stanno sperimentando una inedita socialità, mi domando: che cosa succederà? Ora che molti si improvvisano reporter di denuncia sociale utilizzando il mezzo fotografico per documentare ogni presunta violazione; ora che il concetto di privacy personale, già messo a dura prova prima, è stato ulteriormente compromesso; ora che addirittura l'eccessiva vicinanza del prossimo è considerata un pericolo: che cosa succederà a quella meravigliosa abitudine di documentare il quotidiano?
Si tornerà a potersi muovere per documentare la quotidianità dei nostri quartieri o saremo per sempre additati come spie, ladri di privacy in cerca di "falle" nei comportamenti altrui?
Personalmente, non riesco ad immaginarmi mentre mi muovo tranquillo e sereno, con il mio solito fare, nel contesto pubblico attuale.
Dovrò cambiare strumenti? Dovrò cambiare approccio? Dovrò...  che cosa?

Nell'immaginario collettivo il concetto di privacy è "qualcosa" di inviolabile e sacrosanto ma spesso non ci si rende conto che i primi ad averlo reso fragile e inconsistente siamo stati noi stessi. Ci siamo convinti di questa sua sacralità ma, allo stesso tempo, ogni volta che dobbiamo fare un acquisto, una scelta, o semplicemente leggere un articolo on line (senza tirare in ballo motivazioni del tutto futili come app e giochini sui social) vi rinunciamo senza troppi scrupoli.

"La tua privacy è importante per noi" leggiamo con fiducia, ma andrebbe letto come "tranquillo, anche se ti chiediamo di rinunciarvi, con noi è al sicuro: non regaleremo i tuoi dati in giro (a meno che tu non ti dimentichi di spuntare qui sotto, in fondo alla 30 ima pagina del contratto)".
Tuttavia a questa maldestra e disattenta gestione della preziosa "riservatezza personale" si affianca una strenua e confusa difesa della stessa in ambienti molto meno pericolosi, come ad esempio, la strada.

Dopo i fatti recenti, la pandemia, la quarantena e tutto quello che ne è derivato
immagino uno scenario ancora più estremizzato.
Credo sia anche comprensibile che la maggiore attenzione da parte di tutti per rispettare nuove normative e necessità sociali mal si leghi con il vedere qualcuno "documentare", armato di macchina fotografica: stanno riscontrando grossi problemi i foto-giornalisti professionisti, figuriamoci un povero appassionato in cerca solo di qualche momento da immortalare

Personalmente credo che dovrò fare parecchio ordine nella mia testa prima di tornare a impugnare la mia macchina fotografica per muovermi serenamente tra le persone come una volta.

Ho voluto sottoporre la questione anche a qualche nome autorevole della fotografia di strada italiana. Anche in questo caso le risposte sembrano essere varie, segno che evidentemente non ci sarà un approccio univoco.

Il famoso fotografo Eolo Perfido ritrattista, fotografo di strada di fama internazionale, è certo chela fotografia di strada sopravviverà senza grossi traumi: non è infatti la prima volta che questo tipo di fotografia deve fare i conti con radicali mutamenti della società.

Sara Munari, nota docente, fotografa e autrice di testi fotografici risponde così alla mia domanda:

"
Credo che non cambi l'approccio alla strada, piuttosto, per un periodo indefinito, cambierà il modo dell'uomo di approcciarsi ad altri uomini. Ci metteremo molto a tornare alla normalità. Certo è che chi come me scatta con ottiche molto corte, potrebbe avere qualche problema in più…"  "...Forse, per un pochino, dovremo sperimentare, trovare altri metodi, allungare le ottiche, muoverci su binari un pochino differenti."Innfine conclude "la street photography e più specificamente il reportage, vivranno probabilmente un nuovo momento di gloria, dovuto alla necessità sociale di capire cosa avviene nel resto del mondo, relativamente a una condizione che ha coinvolto tutti indistintamente."


Anche Angelo Ferrillo, fotografo e docente di fotografia è convinto che la pandemia non provocherà cambiamenti drastici nell'approccio alla street:

"La fotografia di strada stava già cambiando sensibilmente prima della pandemia. Negli ultimi anni si è avuta una evoluzione tale del linguaggio da aver visto la street photography avere delle funamboliche e mirabolanti aperture dei paletti ai quali eravamo abituati." E per quanto riguarda la Privacy  "Le persone saranno schive, ma non più di quello che già non fossero. La privacy? Quella è già un ricordo, da tempo oramai, solo che stiamo qui a combattere contro il singolo fotografo per il suo singolo scatto mentre il depistaggio è alle porte e i nostri dati vengono lavorati ed elaborati per altri scopi"Nel frattempo il lockdown è finito, le restrizioni sono cadute ma lo stato di incertezza e di insicurezza permane.

Vedremo nei prossimo futuro che cosa accadrà.
E voi che tipo di approccio avrete prossimamente alla strada?







2 commenti:

  1. Mi è piaciuto molto il modo approfondito con cui ti sei approcciato al tema. Credo sia doveroso farlo ora e in questi termini. Personalmente amo tantissimo la street photography ma allo stesso tempo non ti nascondo che avrei del timore a farmi vedere in giro munito di una camera. Ho avuto delle esperienze poco piacevoli in passato. Sia prima che durante il lockdown. Mi trovavo a distribuire del cibo per conto di una associazione di volontariato e quando ho tirato fuori dalla tasca il cellulare, sono stato minacciato da alcuni astanti. Probabilmente solo un obiettivo a focale lunga non mi farebbe sentire a disagio. Non sto esprimendo alcun giudizio di ordine morale. Al contrario penso che parlare di privacy nel caso della street photography sia fuori luogo e condivido in pieno il tuo pensiero riguardo al poco rispetto che si ha verso la privacy sui social.

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  2. Mi è piaciuto molto il modo approfondito con cui ti sei approcciato al tema. Credo sia doveroso farlo ora e in questi termini. Personalmente amo tantissimo la street photography ma allo stesso tempo non ti nascondo che avrei del timore a farmi vedere in giro munito di una camera. Ho avuto delle esperienze poco piacevoli in passato. Sia prima che durante il lockdown. Mi trovavo a distribuire del cibo per conto di una associazione di volontariato e quando ho tirato fuori dalla tasca il cellulare, sono stato minacciato da alcuni astanti. Probabilmente solo un obiettivo a focale lunga non mi farebbe sentire a disagio. Non sto esprimendo alcun giudizio di ordine morale. Al contrario penso che parlare di privacy nel caso della street photography sia fuori luogo e condivido in pieno il tuo pensiero riguardo al poco rispetto che si ha verso la privacy sui social.

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