Non ho mai trascorso così tanto tempo in Puglia d'estate, neanche quando vivevo a Matera Il periodo estivo della mia adolescenza era sempre diviso tra villeggiatura balneare in Abruzzo e qualche viaggio in compagnia dei miei genitori (bei tempi!) pertanto il mio contatto estivo con questa zona è recente. E' solo da qualche anno, soprattutto dopo il disastro del Covid, ho preso l'abitudine di passare qui molto più tempo con la mia famiglia.
Le giornate trascorrono in una rilassante e tranquillizzante routine, intervallata ogni tanto da qualche attività necessaria al buon funzionamento della casa o da qualche altro impegno che mi costringe a riprendere i contatti con la "civiltà".
I bambini giocano liberi e felici tutto il giorno, senza barriere o restrizioni, utilizzando qualsiasi cosa trovino che possa essere utilizzato per divertimento mentre tutte le comodità della moderna vita domestica diventano velocemente un lontano ricordo, lasciando spazio ad una dimensione molto più umana e genuina.
A parte la quindicina di giorni di caldo ingestibile a Luglio che ha colpito tutta Italia e che ha reso praticamente vana qualsiasi velleità esplorativa, ho dedicato almeno un ora al giorno a distensive passeggiate nei dintorni, arrivando, negli ultimi giorni a camminare per oltre due ore e coprendo quindi distanze più interessanti allargando di parecchio il raggio delle mie esplorazioni.
Ovviamente tutto questo camminare non può essere scisso dalla mia volontà (e necessità) di documentare il territorio (e non solo), motivo per il quale non mi sono mai mosso senza la mia fotocamera e, a seconda delle previsioni sul da farsi, le lenti più opportune.
A questo proposito vorrei proprio sottolineare l'estrema versatilità della OM System OM-5 che si è rivelata non solo altamente performante ma anche estremamente divertente da utilizzare. Se nell'uso urbano ho preferito utilizzare il tris di lenti fisse (come ho scritto in questo articolo), nell'esplorazione campagnola mi sono affidato quasi sempre a due zoom molto versatili: lo M.Zuiko 8-25 f/4 Pro e lo M.Zuiko 40-150 f/4 Pro.
Entrambi gli zoom in questione rappresentano due ottimi esponenti della nuova linea di lenti professionali dal peso e dimensioni ridotte rispetto ai modelli f/2.8 e condividono la stessa struttura "collassabile" che li rende più compatti e maneggevoli soprattutto durante il trasporto. Sono lenti che non fanno rimpiangere la leggendaria qualità Zuiko senza appesantire troppo la borsa fotografica o lo zaino (come nel mio caso).
Solo in un paio di occasioni (in cui avevo messo in conto di utilizzare maggiormente il "lungo") ho scelto di utilizzare l'impugnatura aggiuntiva per migliorarne la presa e bilanciare meglio il peso (continuo tuttavia a trovare molto scomodo il fatto che poi non si possa sostituire la batteria senza smontarla) mentre per il resto delle uscite ho utilizzato la OM-5 nella sua forma originale che è comunque molto comoda a mio parere pur restando molto compatta.
Questo mio tipo di approccio alla fotografia è molto "filosofico" poiché più che ad un risultato preciso miro soprattutto all'esperienza in sè. Tornare alla base con 100 foto buone o nessuna non fa molta differenza per me: mi godo il momento, ascolto gli odori e i rumori della natura, faccio qualche conoscenza strada facendo e, se va bene, qualcosa sulla memory card ci finisce. Mi sono liberato da tempo dell'ossessione di "dover" fare una bella foto e questo è stato uno dei passaggi più importanti del mio processo.
Sono convinto che, ad un certo punto della propria evoluzione artistica, liberarsi dell'esigenza di "dover" fare delle fotografie sia un passaggio molto importante per migliorarsi come fotografi.
Quella che potete osservare negli scatti a corredo di questo post è la Murgia dell'agro di Altamura e, in qualche modo, sono il naturale proseguo del mio fortunato progetto From Parisi with Love (più incentrato sulle dinamiche umane e sull'affezione personale a questi luoghi) dello scorso anno.
E' un fotografare terapeutico che si lega fortemente al mio passeggiare quotidiano e mi aiuta a far riemergere, ricordare e rivivere fatti vissuti o tramandati per racconto dai miei genitori e nonni in questi luoghi.
In fondo, uno dei tratti caratterizzanti della fotografia è proprio questa sua assenza di un messaggio intrinseco a favore di contenuti che l'osservatore stesso riversa nell'immagine che ha sotto gli occhi.
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