// Quel che si da per scontato...



Inutile girarci troppo attorno: quando si acquista una certa confidenza in un determinato campo, quando si sviluppa una determinata competenza, si tende a sottovalutare alcuni dettagli che invece non bisognerebbe mai dimenticare.

Chi si occupa di ritratto e ha quindi ha che fare con le persone sa bene che la prima regola da rispettare è, per l'appunto, il massimo rispetto per l'altro: educazione, gestualità, tono di voce, presentazione etc etc. Ogni aspetto della relazione può intervenire positivamente o negativamente sull'esito finale del rapporto lavorativo (il servizio fotografico, in questo caso) pertanto si tende (o almeno, io tendo a farlo) a prestare molta attenzione a questi aspetti. 




Ma siamo davvero sicuri di non trascurare nulla?



Mi è capitata una cosa molto interessante, pochi giorni fa, che mi ha fatto riflettere ulteriormente su quanta attenzione ancora spesso manca nei confronti del prossimo, troppo presi da una idea e da un risultato dimenticando quel che c'è nel mezzo.  


Ho avuto infatti la fortuna (si, la considero una una fortuna avere occasioni che possono arricchirti) una persona che avrebbe avuto grossi e gravi problemi di salute se esposta alla luce dei flash (una sorta di fotosensibilità molto acuta).
Si, proprio i flash: quei lampi di luce che tanto ci piace usare un sala posa; quel fantastico accessorio che diamo per scontato in quanto solo strumento per ottenere un risultato finale e che non avevo mai considerato come potenzialmente "pericoloso" per un mio soggetto.

"Che sarà mai un pò di luce intermittente", "vabbè dai, è solo un fastidio poi passa" "resisti un attimo" etc sono tutte labili argomentazioni dietro cui è facile nascondersi a difesa del proprio lavoro, soprassedendo e sminuedno un manifesto fastidio palesato da parte di qualcuno.
Le attenzioni sono sempre rivolte ad altro, a quello che possiamo controllare direttamente, a ciò che dipende da noi: le parole, il contatto, le richieste, la posa, ... ma il disagio (e forte!) per qualcuno può celarsi anche dietro una banale decisione, senza approfondire, come quella di utilizzare, come al solito, il proprio flash, dando per scontato che in qualsiasi caso sia sopportabile a prescindere.

Non si finisce mai di scoprire quanto il normale per molti sia un problema per altri: anche la più banale delle attenzioni o della scrupolosità in fase conoscitiva del proprio soggetto (la famosa chiacchierata conoscitiva che tanti sventolano come arma segreta) può aiutare quindi a creare il giusto legame di fiducia e rispetto, prima ancora di iniziare a fare click.
Certo, potrà capitare di non riuscire a fare esattamente le foto che si avevano in mente, ma potremo sicuramente realizzare delle buone fotografie, degli ottimi ritratti, nel pieno rispetto della persona e della sua natura. 






Una selezione di recenti scatti realizzati in diverse condizioni di luce


Ci sono tante caratteristiche che ignoriamo e che invece definiscono in maniera profondo le persone che ci sono vicine, che le rendono uniche e che spesso possono essere causa, per loro, di imbarazzo. "Oddio, se adesso gli dico che potrei avere un attacco epilettico con il flash magari si arrabbia o non mi fotografa", "forse non sono adatta/o a fare questo genere di cose..." "provo a resistere, speriamo non duri molto" etc.
A noi piacerebbe essere immersi in una situazione in cui trovarsi faccia a faccia con una nostra fobia o un elevato rischio di malessere?

E' diritto di ognuno essere se stessi e tutelare la propria salute ed è dovere, per chi fotografa le persone, agire sempre nel rispetto totale della altrui persona, anche se questo può significare stravolgere completamente l'idea di base.

Forse non avremo il risultato preventivto ma avremo la gratitudine e il rispetto del nostro soggetto e difficilmente con questa premessa le foto saranno da buttare.

 

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