// Perchè non uso più molto il teleobiettivo



Chiunque si dedichi o si sia dedicato in qualche maniera, abbastanza appassionatamente, alla fotografia, si sarà reso conto di come esistano dei corsi e ri-corsi storici. Uno di questi, sicuramente, è l'amore-odio per determinate lenti o in generale lunghezze focali, ovvero un determinato tipo di inquadratura che ci aiuta più o meno a "vedere" quello che vogliamo.





Uno dei primi obiettivi che si apprezza, sia per la qualità che per la tipologia di utilizzo, è il teleobiettivo, il 70-300 / 70-200 mm per intenderci, che per sue caratteristiche strutturali è sempre abbastanza nitido (anche in modelli economici) e molto selettivo come inquadratura per cui ci permette di stare in disparte e rubacchiare qua e la facendo composizioni anche abbastanza "pulite" visto che isola piccole "fette" di inquadratura.







Il problema è che ad un certo punto, questo modo di fotografare tipico del "paparazzo" (passatemi il termine) inizia ad essere un pò restrittivo. Essendo molto distaccato come approccio, l'uso del teleobiettivo annienta, in maniera abbastanza importante, la presenza dell'autore.

Ad un certo punto della "storia", insomma, ci si rende conto che quello che si lascia fuori perchè ritenuto superfluo, in realtà (e spesso), è più importante del soggetto o del dettaglio stesso. Ed ecco che inizia la voglia di avvicinarsi, di comporre meglio, di entrare nella scena, di costruire mini-racconti nel racconto principale.

Inizia a nascere, crescere ed affermarsi l'esigenza di allargare la visuale, di includere di più senza però togliere respiro al soggetto: semplicemente la volontà di entrare maggiormente nel nostro racconto per farne parte più direttamente. Ed ecco che nelle foto inizia a succedere qualcosa che prima non poteva, inizia ad esserci l'inaspettato, l'insolito, il non previsto.
Se riguardo le mie vecchie foto ad oggi, la percentuale di uso del tele è passata da un buon 80% a forse il 10% (nell'uso comune, chiaramente negli usi specifici può servire anche il 100% del tempo) o meno. Inizio a considerare già molto lungo e da usarsi con parsimonia il mio 75mm , figuriamoci il "lungo vero".





Riflettevo su questa cosa mentre osservato e editavo le foto degli ultimi giorni scattate praticamente tutte con lo stesso obiettivo, il 17mm. Quasi mai, davvero, ho sentito la necessità di isolare un soggetto per dargli importanza, nonostante il chaos, la folla, la ressa. 

Il racconto, inoltre, in generale, gode dell'utilizzo di un punto di vista omogeneo e costante: se ci pensiamo quando quotidianamente ci rapportiamo con la realtà abbiamo un unico punto di vista e di osservazione: se una cosa ci interessa ci avviciniamo, non zoomiamo con gli occhi! 
Questo modo di pensare e fotografare lo sto trovando molto utile per dare un senso e un ritmo migliore alle mie immagini, soprattutto quelle che nascono come unico racconto o che so già diverranno una serie.
Un cambio di inquadratura repentino può essere molto funzionale all'interno di una storia ma deve essere quasi una eccezione ,non una regola. 
La potenza di questo tipo di foto, isolata e staccata dal resto ,deve essere una anomalia, non la regola, se si voglio mantenere interessante il racconto.



Ad esempio la fotografia street fatta con il teleobiettivo, non incontra quasi mai il mio gusto, a prescindere. Non nego che ci siano degli scatti interessanti o dei bei momenti colti con questo sistema ma proprio non mi piace l'approccio. Uno dei pochi punti fermi che mi sono dato in questo genere è quello di "essere nella strada, nella situazione". Lo scatto può essere rubato, costruito, atteso, improvvisato, ma si deve capire e sentire che si era la, sul posto, "dentro" la situazione. 
Se si è vicini può succedere di tutto, anche che qualcuno inizi a chiederti chi sei, che fai, da dove vieni etc etc e farsi una bella chiacchierata, un valore aggiunto ulteriore ad una foto già realizzata.




Senza contare quanto sia bello perdersi a guardare i dettagli di contorno, vedere o immaginare storie nelle storie, soffermarsi a chiedersi che cosa stia facendo qualche personaggio secondario nella inquadratura magari colto in un momento particolare. Tutto quello che fa soffermare più a lungo un osservatore su una nostra foto è sicuramente utile e ben fatto.





In ambito di ritratto e altri genere, ovviamente, il teleobiettivo è una lente fondamentale, semplicemente perchè l'attenzione DEVE essere solo sul soggetto e su quello che indossa, magari, o sta facendo nel dettaglio (penso a fotografia naturalistica con soggetti posti lontano e inavvicinabili per altri motivi) Per tutti i generi di foto dove invece è importante il racconto, provate a non usare il vostro cannone. All'inizio non saràfacile, ma poi le soddisfazioni arriveranno.

Non è un caso se tutte le fotocamere pensate per la strada o il reportage abbiano focali comprese tra  i 28 e i 35mm (reali o equivalenti).

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