// Lo spazio e il tempo

Ormai sono diversi anni che mi dedico alla fotografia e posso ampiamente dire di aver superato le fasi critiche della "adolescenza fotografica". Credo di essere, a buon diritto, in una fase di ricerca di una propria identità fotografica inseguendo una certa maturità espressiva.


La foto originale è di Salvatore Furia ed è stata realizzata qualche anno fa in vacanza nei miei luoghi natali. Non avendo il file ho fotografato il pannello.


In questo periodo sono particolarmente attratto dal significato spazio-temporale che ogni fotografia porta con sè. D'altronde, chi può negarlo, cosa è una fotografia se non una visione di uno spazio in un determinato momento? Certo lo possiamo chiamare "istante" ma anche sotto questo nome non possiamo non riconoscere una dimensione spaziale e una temporale. 




Ricordo di aver letto da ragazzino un piccolo saggio di Luciano De Crescenzo (in Socrate, se non erro) in cui rapportava lo spazio e il tempo con un simpatico esempio: concepiamo il tempo mediante lo spazio, immaginando ad esempio una persona che fa avanti a indietro in un certo percorso, e allo stesso modo lo spazio viene descritto dal tempo impiegato per lo spostamento. 

Lo spazio e il tempo, insomma sono strettamente collegate e forse mai, prima della venuta della fotografia, era stato possibile relazionarle con tanta precisione descrittiva.



La cosa bella, assolutamente strepitosa oserei dire, della fotografia è che non solo può fermare questo binomio per sempre, ma lo si può avere a disposizione sempre. Sembra sciocca come affermazione, ma neanche tanto. Proprio oggi, sistemando un pò un armadio, ho ritrovato una stampa montata su pannello che mi aveva regalato un mio carissimo amico. L'avevo messa via perchè si era un pò rovinata durante dei lavori in casa ma, riguardandola ora, il danno è veramente lieve e quindi la rimetterò subito in bella mostra. Mi sono soffermato a lungo a riguardare quanto raffigurato, non senza una certa commozione, e tutto il ragionamento di cui sopra  mi è balzato agli occhi in maniera quanto mai chiara.




La foto è stata scattata anni fa nella vecchia casa dei miei genitori e ha come soggetti la scrivania di mio padre, e parte del suo studio domestico. Se vedeste una foto del genere appesa in un locale, in una galleria, o altrove sarebbe un non-sense, una foto banale, casuale quasi, senza un vero soggetto o un particolare messaggio. Eppure in quella foto c'è gran parte della mia infanzia: ci sono gli anni passati nella casa dei nonni, i pomeriggi da adolescente passato alla domenica pomeriggio a studiare su quella scrivania, il ricordo di mio padre, e tanto altro ancora. Certo, cose tutte mie, personali, visibili solo a me. Uno spazio e un tempo solo miei. Un piccolo universo, oserei dire.




Si potrebbe fare un esperimento davvero semplice. Provate a fotografare quello che vedete dalla vostra camera, dalla vostra cucina o da dove volete. Un posto caro, abituale, in un frangente in cui magari spesso vi trovate ad osservare quella "inquadratura" (e non mi stupirei se fosse la visuale del vostro bagno, luogo notoriamente noto per accogliere i nostri momenti più intimi e riflessivi). Stampate adesso questa foto in grande, e portatela con voi, al lavoro, in ufficio, o in un posto completamente scollegato dal precedente.

Ogni tanto, prendetevi qualche minuto e provate ad osservarla e ditemi se non vi sentirete come se foste non più lì ma bensì in un altro spazio e in un altro tempo, esattamente come descritti dalla foto. Spazio e Tempo. La grandezza della Fotografia.

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