// L'importanza della quotidiana banalità


"in queste foto, non succede nulla", "questa non è street", "non c'è il punctum, non c'è alcun punto di interesse", "sono banali", "che ci vuole? basta uscire e scattare a caso" ...




Avete mai detto o vi siete mai sentiti rivolgere questo tipo di critica?
E' convinzione comune che, nella cosiddetta "street", debba succedere qualcosa di magico, di speciale, per giustificare l'esistenza di quello scatto.






Ma rinchiusi nelle nostre quattro mura, con il naso dietro ai vetri nella speranza di tornare presto alla normalità, non è forse di quella banale quotidianità che abbiamo disperatamente bisogno?
Non siamo forse alla ricerca di quei piccoli gesti quotidiani così piccoli e insulsi, prima, e così meravigliosi, adesso?






E allora non è forse di "banale" quotidianità che avremmo voluto documentare? Quei visi, quei gesti, quelle insegne che forse, la prossima volta che usciremo non avremo più modo di vedere?

Non c'è fotografia che non sia inutile.
Non c'è documentazione sociale che non trovi, prima o poi, la propria collocazione, il proprio ruolo.




Non è, attenzione, un invito ad uscire nè a fare foto, adesso.
E' una esortazione a fotografare, quando sarà di nuovo il momento, senza costrizioni, senza linee guida.
Fotografiamo seguendo istinto e interesse personale.
Fotografiamo quel che è nostro, quel che ci piace vedere e raccontare: i muri, le strade, i parchi.
Normale gente che passeggia, la movida, le insegne che ci colpiscono.

Perchè di normale, come stiamo sperimentando, potrebbe non esserci più molto da un momento all'altro.


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