// La Fotografia Mente?

Parlando di ritratto l'altra sera, per forza di cose, si è arrivati a discutere sulla presunta realtà delle fotografie. Alla affermazione di uno degli astanti, subito confermata dal sottoscritto, che la fotografia mente sempre, si è scatenato il dibattito.




La fotografia riporta qualcosa di reale, che esiste, che possiamo toccare, prima ancora di poter fotografare. Questo la differenzia dalle altre arti visive che non hanno un contatto diretto con la realtà. Se vedo una fotografia di una mela, so con certezza che quella mela esiste o è esistita, se invece vedo il dipinto di una mela so che è una creazione dell'autore che potrebbe anche averla semplicemente riprodotta attingendo dalle sue conoscenze e memorie: in pratica potrebbe non essere mai, realmente, esistita. 
Ma a livello pratico che cosa cambia? Poco. Il messaggio di una mela su un tavolo è identico. Nel caso della mela fotografata, però, l'osservatore si sente più vicino al soggetto, lo riconosce come reale ed esistente/esistito e lo confonde con una realtà.




Ma quella mela era già sul tavolo? Era già posizionata in quella luce perfetta? Il fotografo è passato di lì per caso, l'ha vista e l'ha fotografata? O ha creato minuziosamente il set? o... tantissime le domande senza risposta già da un soggetto così semplice, figuriamoci se passiamo a situazioni ancora più complesse. 

Durante la discussione è venuto fuori che non è la fotografia che mente, ma il fotografo. Anche se apparentemente potrebbe sembrare così, credo che la cosa sia più profonda. Il fulcro del discorso è attribuire il giusto peso e significato al termine "mente" che nel caso specifico non significa che racconta una cosa non-vera (bugia) ma piuttosto che racconta una verità parziale, quindi interpretabile, e quindi non assoluta.
Se una verità diventa contestabile, non è più una verità. 

Attenzione, premetto che non si sta parlando di manipolazioni digitali o altre diavolerie. Si sta semplicemente parlando di contenuto della fotografia.
L'inquadratura è, ad esempio, lo strumento più potente in assoluto a disposizione del fotografo per raccontare la sua verità. Finchè parliamo di una mela le cose sono abbastanza semplici, come abbiamo visto, seppur non ovvie. 
Prendiamo ad esempio due persone, ritratte assieme. La vicinanza dei soggetti potrebbe subito portare a pensare che siano in qualche modo strettamente connessi (amici, fratelli, amanti, marito e moglie... bho) ma potrebbero essere due persone che per un qualche motivo hanno dovuto farsi fare una foto assieme senza che vi fosse alcun legame. L'inquadratura, inoltre escludendo parte del contesto può darci qualche/poca/alcuna informazione a riguardo. Potrebbero essere soli, o semplicemente isolati in quell'istante dal resto della folla che è fuori dal riquadro del fotogramma. 
Immaginiamo adesso di ritrovare questa foto a distanza di anni, quando magari l'autore stesso ha perso memoria del fatto. Chi sono? Dove sono? Che fanno assieme?
L'unica realtà che la fotografia porta con se è quella del suo contenuto. null'altro. Ognuno potrà vederci quello che vuole, ma la fotografia, in sè "mente" perchè non porta una unica verità. 

Nel ritratto accade la stessa cosa. Affermazioni tipiche quali "il fotografo è riuscito a leggere la sua anima" "ha due occhi che parlano da soli" etc etc sono solo frutto della percezione dell'osservatore. La foto, di per sè, è priva di questi messaggi. L'osservatore più romantico coglierà nello sguardo del soggetto elementi di un certo tipo che lo porteranno a ricordare cose e situazioni vissute o altre foto o situazioni già visionate. Altri ci vedranno "altro". Il ritrattista, in quel momento, ha semplicemente deciso che, per lui, quello era il ritratto che voleva ottenere con la luce giusta, con l'espressione giusta: qualcuno ci vedrà l'amore, qualcuno la gioia, qualcun altro un semplice sorriso etc etc e costruirà una storia, un vissuto per quel soggetto legato alle proprie conoscenze ed emozioni e non a quello che la fotografia gli sta raccontando per davvero. La fotografia, di per sè, non porta alcun tipo di informazione di questo tipo, siamo semplicemente noi che gli affidiamo determinati significati e valori in base al nostro vissuto, alla nostra cultura, umore, e tantissimi altri fattori soggettivi che nel momento dell'osservazione si mixano assieme (non è raro avere impressioni diverse dinanzi alla stessa foto se vista in momenti diversi, ad esempio).

In questo senso, la fotografia "mente". Nel senso che non porta informazioni concrete ma solo interpretabili.

Faccio ancora un ultimo esempio. Vedo un cane sdraiato per terra sulla strada. Mi piace la situazione, scatto. Pubblico la foto senza alcun commento o didascalia (che non fanno parte della foto, attenzione. E tanto al massimo metterei luogo e anno di realizzazione). Qualcuno ci vedrà l'abbandono, la violenza dell'uomo sull'animale. Qualcun altro ci vedrà l'ennesimo randagio finito sotto una macchina. Qualcuno, che magari conosce le abitudini di quella razza canina si farà una risatina pensando a quando il suo cane si comporta nello stesso modo, buttandosi per terra fingendosi stremato. A pochi metri più in là potrebbe benissimo esserci il padrone del cane, o essere il fotografo stesso il padrone. Chi può dire cosa succede fuori dell'inquadratura? Nessuno. Tanto meno la fotografia stessa.


1 commento:

  1. altro ottimo spunto di riflessione che arricchisce il mio momento di riflessione. grazie!

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