// Fai della tua passione un lavoro...

...e non lavorai neanche un giorno della tua vita.

Quante volte lo avete letto? Quante volte avete provato quel brivido nel pensare "cavolo, è vero... che bello sarebbe poterlo fare per lavoro....". Sarebbe meraviglioso! Fare della propria passione un lavoro... e quindi non lavorare.

Stronzate!!
Fate della vostra passione un lavoro e lavorerete esattamente il doppio! Certo, c'è una verità di fondo in quella frase e cioè che quello che si fa con piacere ci viene più naturale, e magari non ci si accorge del maggior tempo od energie che vi si dedicano. Ma da qui a "non lavorare neanche un giorno..." c'è l'universo (conosciuto e non) nel mezzo.

E la cosa è anche abbastanza scontata, se vogliamo. E' una questione di aspettative. Se fai qualcosa per tuo puro diletto e la mostri ad un pubblico l'aspettativa che crei è a tuo vantaggio: la gente tende a sottovalutare le capacità di chi non fa qualcosa per mestiere e spesso rimane esageratamente colpita da un risultato insperato.
Quando si propongono le stesse cose da un punto di vista lavorativo, la musica cambia. Il pubblico (o meglio, i clienti in questo caso) ha aspettative meno elastiche e più mirate. E quindi c'è da dimostrare che si lavora  sì con passione ma, allo stesso tempo, anche con estrema qualità. E unire passione ed esigenze (altrui) non è propriamente "leggera" come cosa.

Prendere sottogamba questo aspetto può essere molto controproducente, soprattutto se non si ha una buona dimestichezza a trattare con le persone (e i clienti sono le peggiori persone del mondo).

E' una sfida con se stessi, ogni giorno, tutti i giorni. Ma non solo con se stessi. Anche con gli altri. Perchè quando decidi di fare qualcosa di mestiere hai anche la concorrenza da tener d'occhio. E la concorrenza aumenta, migliora, cresce, cambia. E con essa anche te, il tuo modo di pensare ed agire dovrebbe. E quindi ci si inizia a tenere impegnati su più fronti che non hanno nulla a che vedere con la passione originaria.
Quindi occhio alle frasi fatte, a volte le passioni è meglio che restino tali ;)

Non è un discorso legato alla fotografia in generale. Si estende un pò a tutti i campi dell' hobbistica (cucina, abbigliamento, design, artigianato...). Si tende a prendere un pò sottogamba il fatto che non tutti sono disposti a inquadrarci come "amanti del nostro lavoro" ma più realisticamente solo come "operatori del settore". 

L'estro artistico che molti spacciano come componente "fondamentale" del proprio lavoro va a farsi benedire, ve lo assicuro, quando ci si deve piegare alle esigenze altrui. Puoi sentirti artista quanto vuoi, ma se hai dimenticato di fotografare tal momento, ad esempio, stai tranquillo che avrai da pentirtene, anche se hai fatto scatti degni di essere esposti in una galleria d'arte londinese.

E' giusto quindi fare della propria passione un lavoro, ma solo se il fine non è inseguire la passione stessa ma è invece una consapevolezza di voler fare bene il proprio lavoro, garantire la soddisfazione dei propri clienti e creare una base economica di cui vivere: decidere, insomma, che quello è il modo migliore per poterci affermare e offrire il meglio di noi.
Altrimenti è meglio affermarci in quello in cui siamo capaci, anche se noioso o privo di estro, e cercare le soddisfazioni nel farlo, tenendo invece le passioni come tali. 


1 commento:

  1. Ciao Ugo. Personalmente sono d'accordo con te, anche se non posso dire molto per quanto riguarda l'ambiente fotografico e il suo "mondo". Io non ho mai pensato alla fotografia come un lavoro, perchè in passato mi ero ritrovato a dover considerare numerosi aspetti legati alla "cultura" che hanno gli altri nei confronti di certe cose. ho disegnato fin da piccolo, e nella realtà in cui vivo, il disegno come la fotografia non sono sviluppati. A parte i fotografi "normali" quelli professionisti con il loro negozio (del resto in Sicilia, ancora i matrimoni si fanno, anche se non più frequentemente come prima).
    In passato, con disegni (anzi quadri) su commissione, poi si "crozza" con una realtà che è fatta di ipocrisie e di scarsa conoscenza. Il quadro non è più una cosa personale, ma deve essere fatta per vendere, e le aspettative che hanno gli altri è esageratamente elevata. Vai a far capire che un quadro non si fa un un giorno, o ogni pittore ha la sua "vena creativa". Se poi ci sono quelli che fanno i quadri in quattro e quattr'otto o fanno disegni che sembrano fotografie, non riguarda me, perchè poi alla fine prevale il mio "sesto senso" e non riuscirei a fare delle cose precostituite... perchè dopo qualche ora potrei cambiare idea... troppo noioso fare cose "standard" per me...

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