// Mirino Si, Mirino No

L'uscita della nuova Olympus PEN E-P7 ha portato alla ribalta numerose riflessioni sulla necessità, o meno, di continuare ad integrare il mirino elettronico su qualsiasi modello di fotocamera come caratteristica irrinunciabile per ogni macchina fotografica “seria”.

La prova della suddetta fotocamera (puoi leggere la mia recensione qui) mi ha portato a riflettere sulla questione da un punto di vista differente. 

La nuova Olympus PEN E-P7 è sprovvista di EVF

Mi sono posto la domanda, fondamentale: a chi serve il mirino?

Sicuramente chi è nato – fotograficamente – ai tempi della pellicola e delle prime macchine fotografiche digitali (cominciano ad essere vetuste anche le prime reflex digitali, ormai) ha imparato ad inquadrare in una certa maniera, usando come riferimento il viewfinder (reflex, telemetro o digitale che sia). Ma se per un attimo proviamo a pensare che quasi tutte le nuove leve che si appassionano alla fotografia provengono da smartphone più o meno evoluti o compatte molto basilari, è abbastanza normale capire del perchè il mirino, su tanti prodotti stia scomparendo.

Certo, è vero che si potrebbe ugualmente inserirlo di serie e decidere di non utilizzarlo ma, per esperienza personale, posso garantire che è molto più efficace l'assenza di alternative  al libero arbitrio: costringere l'utilizzatore ad un certo tipo di esperienza d'uso. Una macchina senza il mirino la si potrà usare solo in quella maniera, mostrando al 100% le sue potenzialità d'uso esattamente come previsto da chi l'ha progettata e realizzata.

Gran parte delle mie foto non lavorative le realizzo con il mio smartphone: il gesto di inquadrare tramite il display è ormai quasi naturale anche per chi, come me, è avvezzo all'uso di qualsiasi tipo di mirino.

Solo per chi è abituato a fotografare “alla vecchia maniera” questa mancanza sembra incredibile e inconcepibile.
Se analizziamo i moderni usi di una fotocamera digitale scopriremo infatti che il mirino è quasi sempre superfluo: nei video, ad esempio, il mirino non serve, idem negli scatti con cavalletto ad esempio, ove l'inquadratura tramite un buon display o in remoto da uno smartphone è ancora più comoda e precisa; in studio, professionalmente, molto spesso si scatta in tethering guardando direttamente il monitor del PC o il tablet. 

Insomma, trovo che non sia affatto folle congiungere le folle di "smartphonisti" a quelle dei fotografi mediante uno strumento che sia subito loro congeniale, anzi.

E' di pochi giorni fa l'annuncio anche di un nuovo prodotto che a me sembra molto interessante: una fotocamera Android con mount micro4/3 in grado di unire versatilità di uno smartphone e qualità di un corredo ottico di qualità. Certo, esperimenti così si erano già visti (Samsung aveva realizzato una interessante mirrorless anni fa con questo principio ma i tempi non erano ancora maturi).
L'odierna potenza di calcolo delle CPU degli smartphone, gli algoritmi di AI applicati nella fotografia mobile, e la qualità ottica di un sistema fotografico evoluto come il Micro4/3 potrebbero essere davvero una “new sensation” nello statico mondo della fotografia digitale attuale.
Se a questo aggiungiamo la partnership, che ormai sembra confermata, tra Samsung e Olympus per un nuovo smartphone top di gamma della casa coreana è evidente che fotografia e mobile stanno diventando un binomio indissolubile. E dubito che in tutto ciò il mirino avrà molto da dire ancora.

Ben vengano, quindi gli innovatori e i coraggiosi che escono dagli schemi e provano nuove soluzioni per svecchiare certi retaggi ormai un po' superflui. 

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