// Tamron 24mm f/2.8 Di III OSD M1:2

 
Fino a qualche anno fa, nell’ampio catalogo di obiettivi Tamron, figuravano diverse focali fisse anche molto apprezzate: il 35mm f/1,4, l’85mm f/1,8 VC, il 60mm f/2 macro e i vari 90 e 180 macro prodotti negli anni. Con la trasformazione del mercato e l’arrivo delle mirrorless come formato principale, l’azienda si è concentrata quasi esclusivamente sulla produzione di obiettivi zoom (di alcuni ne ho già parlato negli scorsi post).
In realtà, spulciando bene il catalogo, possiamo facilmente constatare la presenza di tre obiettivi a focale fissa, disponibili unicamente per Sony E, nelle varianti 20,24 e 35mm.

 

Il 24 e il 35mm Tamron sono esteticamente identici

 

 

In questo post mi concentrerò sul raccontarvi principalmente la mia esperienza con il 24mm, il primo prodotto di questa serie che ho avuto modo di usare; in futuro parlerò anche del 35mm.




La prima caratteristica che salta all’occhio procedendo all’apertura del prodotto è il peso irrisorio dell’oggetto assieme alle sue dimensioni davvero compatte. Il Tamron 24mm f/2,8 Di III OSD M1:2 (questo il suo nome integrale) ha una luminosità pari a f/2.8 ed un diametro di 67mm (condiviso da gran parte di lenti del produttore, cosa che agevola moltissimo l’uso e l’interscambio di filtri).
La dicitura OSD sta per Optimized Silent Drive mentre è ben evidenziata anche la forte componente macro, in quanto l’ingrandimento nativo è pari a 1:2.


 

Il mio Tamron 17-70mm f/2,8 Di III-A copre tranquillamente, con la stessa luminosità peraltro, queste focali, pertanto la mia curiosità era rivolta più che altro a capire se - e in che misura – l’utilizzo di questi fissi poteva affiancarsi al mio corredo esistente. Normalmente, infatti, la scelta dei fissi, più scomodi e macchinosi da utilizzare rispetto ad uno zoom, risiede proprio nella maggior qualità ottica e nella maggior luminosità raggiungibile: il fatto che questo Tamron sia un fisso di luminosità non esagerata lo rende abbastanza atipico e quindi, almeno per me, interessante da conoscere sul campo. 




 
Devo fare, a questo punto, una piccola confessione: abituato, come ormai noto, ad utilizzare esclusivamente il sistema fotografico Olympus / OM System da ormai molti anni, avevo dimenticato la “scomodità” di alcuni passaggi che invece è necessario tenere a mente utilizzando altri sistemi. Uno dei vantaggi del sistema OM System (ed in generale Micro4/3) è quello che non è richiesto più alcun tipo di intervento o applicazione di un particolare profilo per la correzione delle lenti in quanto tutto avviene, nativamente, già nel file RAW. Mi sono così abituato molto bene a prendere i miei file, belli e pronti, ed utilizzarli. La stessa cosa probabilmente avviene anche utilizzando lenti native su corpi Sony, ma sicuramente non avviene utilizzando le lenti Tamron (dubito fortemente che Sony ottimizzi il proprio software per ottiche di terze parti), e quindi diventa necessario intervenire manualmente, applicando il profilo specifico presente in Camera Raw (nel mio caso) per ottenere il risultato migliore possibile. E vi posso assicurare che la faccenda cambia e di parecchio!



 
Utilizzando il 24mm su un corpo APSC ottengo un equivalente di un 35mm in formato pieno: la parte periferica di tutto il fotogramma, che poi è quella più soggetta a problematiche ottiche, viene quindi esclusa dal sensore, creando il crop 1,5x. Poichè il 24mm è una lente compatibile anche il formato 35mm mi aspetto che il miglioramento della correzione sia ancora più evidente ed utile sulle fotocamere full frame. Già nell’esempio qui riportato è possibile notare l’efficacia e il vantaggio del profilo Adobe.  

 

La distorisione, evidente a destra, è completamente corretta in automatico




Il 24mm Tamron si è comportato molto bene. E’ leggerissimo, praticamente è come non averlo dietro se non fosse per il volume che occupa e le prestazioni sono state buone. E’ nitido e abbastanza reattivo nell’ AF (almeno sulla A6400 e sulla A6600 su cui l’ho provato che hanno un modulo AF abbastanza avanzato) in situazioni non particolarmente dinamiche offrendo anche una qualità di immagine apprezzabile. La minima distanza di messa a fuoco di soli 12cm lo rende inoltre molto interessante per realizzare macro ambientate e catturare dettagli ravvicinati, sia in fotografia di natura che di esplorazione urbana, mentre pensando ad un uso più generico, considerando anche la focale equivalente sul formato APSC, risulta molto adatto per street, reportage (dove raramente si cerca lo sfuocato e si lavora maggiormente di composizione) e ritratto ambientato, situazioni tipiche per un 35mm. 

 

 

 




Sebbene quindi un po' atipico, per via della luminosità non elevatissima per un obiettivo fisso, il 24mm Tamron ha diverse caratteristiche interessanti che dovrebbero incuriosire più di qualcuno: peso irrisorio, prestazioni da quasi macro e in generale una ottima versatilità.
Il prezzo, cui è possibile trovarlo attualmente in vendita, lo rende un acquisto da non sottovalutare se si cerca qualcosa di leggero e versatile. 

Per maggiori informazioni e caratteristiche tecniche complete clicca qui.

 

 

 

  

I prodotti Tamron sono distribuiti in Italia da Polyphoto SPA che si ringrazia per la collaborazione a questo articolo. Maggiori informazioni www.polyphoto.it

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